Mercato immobiliare, in Italia si cresce meno che in Europa
Secondo l’ultimo report di Scenari immobiliari, nel 2016 il fatturato degli operatori italiani sarà del 3,6 per cento contro una media europea del 5,3. Buone le aspettative da qui al 2020 con l’arrivo di capitali dall’Asia.
Stefania Aoi
Mercato immobiliare in crescita anche in Italia, ma sotto la media europea per colpa della poca vivacità degli investitori e dell’alta pressione fiscale. Nel 2015 gli operatori del Bel Paese sono così arrivati a valere 115 miliardi di euro, in aumento del 2,7 per cento, mentre nel resto del Vecchio Continente la crescita media è stata del 3,1 per cento. E neanche nei prossimi mesi dovremmo riuscire a collocarci ai livelli europei: le stime parlano di una crescita del 5,3 per cento in Europa, e di nemmeno un 4 per cento in Italia (3,6 per cento). Dati non brillanti, ma che comunque dicono una cosa: la crisi del mattone, che ha ridotto i prezzi del 20 per cento e dimezzato le nuove costruzioni, è ormai alle spalle.
È questo il quadro disegnato da Italia 3D, il report di Scenari Immobiliari, appena presentato a Milano. “Se anche nel Bel Paese il numero delle compravendite è aumentato, i prezzi sono ancora in discesa”, commenta Mario Breglia, presidente di Scenari Immobiliari. Così molti proprietari preferiscono aspettare tempi migliori per vendere e l’offerta non è adeguata e impedisce lo sviluppo del mercato. Chi compra chiede immobili di pregio, soprattutto in alcune città, Roma e Milano in testa. L’elevato peso fiscale è, secondo Scenari Immobiliari, un altro freno. “Anche se la cancellazione dell’Imu e della Tasi sulla prima casa – spiegano - ha migliorato le aspettative delle famiglie”. Altro elemento positivo: le banche hanno ripreso a erogare mutui.
Se il 2016 si preannuncia un buon anno per il mercato immobiliare, meglio ancora andrà da qui al 2020, per via dell’arrivo in Europa di capitali in fuga dall’Asia. “Sono però necessari, - affermano gli esperti - importanti investimenti nella riqualificazione del patrimonio immobiliare e nell’efficientamento degli stock nella maggior parte dei comparti”. Soprattutto In Italia, dove molti edifici sono obsoleti. Nonostante tutto l’interesse degli investitori immobiliari mondiali per in nostro paese è forte. E lo dimostra il fatto che “il volume di acquisti, sia diretti che attraverso fondi, è ritornato ai livelli precrisi”.
Cresce soprattutto la domanda di spazi per il coworking, di housing sociale, di residenze universitarie e sanitarie per anziani. “La maggiore sfida dei prossimi anni – affermano da Scenari Immobiliari - sarà rispondere a queste nuove esigenze”. E dipenderà in buona parte dalla capacità di crescita e di riposizionamento delle principali società italiane operative nel real estate. Già nel 2015 molte di queste si sono orientate verso la Borsa (con le Siiq) o comunque si sono riorganizzate. Nonostante tutti gli sforzi, rispetto alle aziende europee, le nostre hanno dimensioni ancora ridotte e una limitata presenza sui mercati internazionali.
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